lunedì 19 maggio 2014

Uber, un esempio di qualcosa che non si può fermare, la tecnologia!

Uber, è un'applicazione che mette in comunicazione domanda e offerta per il trasporto di persone nei centri urbani mediante il servizio di noleggio con conducente (N.C.C.). In questi giorni si fa un gran parlare della disputa con le associazioni e i sindacati che rappresentano la categoria dei tassisti che vedono nell'applicazione la concorrenza sleale e addirittura l'illegalità!




Il problema delle disputa è una legge che differenzia il servizio offerto da taxi e servizi di noleggio con conducente. Riprendendo un articolo del fatto quotidiano:

La legge 21/1992 prevede che le auto ncc stazionino in un’autorimessa, che non girino sul suolo pubblico attendendo clientela e che il prezzo della corsa sia contrattato preventivamente. Oltretutto, per i noleggiatori non è previsto l’obbligo di corsa, come per i tassisti. Questo vuol dire che i ncc possono rifiutare alcune corse. “Noi chiediamo solo l’applicazione della normativa –  spiega Marco Marani del sindacato dei tassisti Unica Taxi Filt Cgil – qui a Milano fino a qualche mese fa si conviveva bene, perché ognuno faceva il proprio servizio, rispettando le regole. Con questa applicazione non viene rispettata la legge quadro”.


Questo è un tipico esempio di come la legge sia una barriera all'innovazione. La legge è del '92, non esisteva ancora l'SMS, che oggi sta pian piano scomparendo! L'applicazione è quanto di più comodo ci sia in termini di tracciabilità, interazione domanda-offerta, pagamenti e generazione di dati utili per capire il traffico e via discorrendo. Dall'altro lato, i tassisti hanno investito denaro in una licenza (in parecchi casi molto salata), che prevedeva determinate regole, e garantiva, con una certa probabilità, un certo ritorno economico. Un'esempio plastico di come non liberalizzando un mercato lo Stato abbia creato un pasticcio, ma soprattutto di come la tecnologia possa stravolgere un intero settore!

Questo è il punto fondamentale spesso sottaciuto o fatto passare in secondo piano nel dibattito nazionale. Prendiamo il lavoro del tassista/NCC (senza distinzioni: una persona impiegata nel guidare un mezzo per trasportare Tizio da A a B), oggi, vent'anni fa e pensiamo a come sarà la sua mansione tra vent'anni. Il lavoro di questo "prestatore di servizio" consiste nel trasportare un cliente ed eventualmente i suoi bagagli da A a B. Chiaramente, per sopravvivere nella concorrenza deve trovare clienti e/o associarsi con altri lavoratori nella stessa categoria in un'associazione che riceva le richieste per poi distribuirle ai vari associati e via discorrendo. Vent'anni fa questo tassista doveva conoscere la città o la zona dove abitava, studiarsi cartine, nomi di vie, insomma doveva imparare a fare un lavoro che richiedeva una certa pratica. Col tempo avrebbe poi appreso le strade più veloci in base alle diverse ore del giorno, si doveva tenere informato sui lavori in corso eccetera eccetera eccetera. Nei casi più avanzati aveva un cellulare e veniva chiamato dal centro base per una prenotazione, altrimenti veniva fermato per strada all'occorrenza. Quando il cliente saliva sulla vettura adibita al trasporto, il guidatore doveva capire l'indirizzo, attivare il tassametro, alla fine della corsa riscuotere, fare una ricevuta cartacea, tenere i conti per la dichiarazione dei redditi, versare un'eventuale percentuale all'associazione e chi più ne ha più ne metta. Oggi lo stesso lavoratore potrebbe non associarsi con nessuno, lavorare da solo e aspettare la richiesta diretta di un cliente per via telematica, questa una volta vagliata/accettata gli fornirà direttamente le coordinate del prelievo e della destinazione. Non serve che il guidatore sia super-esperto del luogo (anche se di certo aiuta); un GPS gli traccerà il percorso migliore, con applicazioni come Waze addirittura il tracciato migliore in real time tenendo conto del flusso sulle varie alternative, di eventuali lavori sui possibili tragitti e così via. Non dovrà riscuotere, il tutto viene fatto dall'applicazione, così come un altro software potrebbe gestire la dichiarazione degli introiti. Proviamo solo a immaginare come questo servizio sarà tra vent'anni; il guidatore forse non sarà più necessario o magari ci sarà ma non dovrà nemmeno guidare. Non è un segreto che Google abbia già testato una macchina senza conducente per migliaia di miglia con risultati straordinari.



La morale di questo racconto è che sparisce sempre più tutto ciò che è accessorio, fino ad arrivare a rimuovere l'apporto umano a un determinato servizio. Di per sè Uber facilita l'interazione domanda offerta eliminando tutto il superfluo; coloro che si occupano di prendere e trasmettere la prenotazione, la gestione del contante/pagamento, la perdita di tempo per contrattazione e possibili misunderstanding su prelievo e destinazione. Tutto questo generando dati su corse, traffico, prenotazioni, fatturazioni e molto altro in maniera automatica in modo da poter gestire tale servizio in maniera sempre più efficiente grazie all'analisi dei dati. Forse non ve ne siete accorti ma tuttociò succede più o meno in tutti i settori!

Al termine degli anni '80 sono stati introdotti quelli che noi chiamiamo in maniera impropria "Bancomat". La sigla inglese ATM ha molto più senso e significa Automated Teller Machine. Ossia una macchina automatica che sostituisce lo sportellista. Vi ricordate la pubblicità di Autostrade S.p.A. "abbiamo inventato il Telepass che vi fa risparmiare tempo", cancellando o riducendo all'osso i casellanti, così come i Tutor e l'Autovelox riducono il numero di poliziotti necessari a far rispettare il codice della strada. In aeroporto il check-in è automatico, così come il baggage-drop per molti voli low cost, il biglietto ormai non lo stampi più, mostri un QRCode sullo smartphone. La musica non si acquista più né nel negozio specializzato né sulle bancarelle alla sagra del paese ma principalmente su piattaforme online come iTunes Store, con relativo crollo dei posti di lavoro nell'indotto (qui ne parlo in dettaglio). Iniziano a diffondersi anche le casse automatiche ai supermercati dove la gente si passa i prodotti acquistati e paga con carta di credito, senza la necessità di operatore, come si usa da anni ai distributori di benzina automatici. In Danimarca perfino i pacchi e le lettere seguono lo stesso principio, ci sono delle postazioni con computer e bilancia dove i cittadini pesano buste e pacchi, applicano i bolli che vengono stampati in base ai dati immessi e portano infine il pacco nello scomparto indicato per la spedizione. Ancora ricordo quando sono salito la prima volta sulla metro; seduto in prima fila avevo davanti solo il vetro, la metro a Copenaghen è senza conducente. I casi di cui si potrebbe parlare sono molti, ma non vado oltre.

Cosa manca in questo elenco? Bè mancano i servizi erogati dalla PA! Nella mia provincia stanno iniziando ad automatizzare le prenotazioni dei servizi sanitari centro unico prenotazioni (CUP). Da internet si possono semplicemente prenotare visite di vario genere. Stanno anche lavorando per mettere online il catasto ed hanno imposto l'iscrizione degli alunni di scuole elementari, medie e superiori via internet. La strada da fare è però lunga e la macchina dell'amministrazione pubblica va lenta con qualcuno che gli buca le gomme. Già, perché così come succede in questi giorni con i tassisti, quando una tecnologia mette in pericolo lo status quo o la posizione che garantisce uno stipendio con cui vivere, non fa piacere a nessuno accettare che il proprio lavoro sia messo in discussione da qualche riga di codice. Consiglio un paio di libri scritti dalla stessa coppia di docenti dell'MIT: "Race Against The Machine" (2011) e "The second Machine Age" (2014) By Erik Brynjolfsson and Andrew McAfee.



La verità è che prima o poi tale cambiamento avverrà (sono le regole del "gioco"), più si ritarda e più se ne pagheranno i costi! Non si può (e non si deve) fermare o rallentare l'innovazione, bisogna rendersi conto che il modello economico-sociale così come lo abbiamo conosciuto per anni sta cambiando radicalmente. Dobbiamo mettere questo aspetto al centro del dibattito politico, senza se e senza ma. La rivoluzione digitale sta attaccando in maniera preponderante il terziario, quel settore dove nei paesi industrializzati è impiegato il 70% della forza lavoro occupata! Regolamentare il mercato per fermare la crescita di soluzioni innovative non è la soluzione! Bisogna ragionare sugli impatti della tecnologia sul lavoro e valutare se questo stia man a mano perdendo il suo valore originale all'interno del sistema socio-economico. In tal caso, la riforma del lavoro necessaria sarebbe molto più ampia di quella al vaglio del nostro parlamento in questi giorni...

Ho posto la domanda relativa a questo fenomeno che più di ottant'anni fa Keynes chiamava "Technological Unemployment" a Romano Prodi qualche mese fa, ecco la sua risposta:





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