lunedì 21 aprile 2014

L' OpenData è una battaglia importante, dove la qualità è molto più importante della quantità!



Nella conferenza che ha seguito il consiglio dei ministri pre pasquale, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha illustrato molte misure di vario genere una delle quali riguarda proprio l'OpenData.


Per il momento non posso far altro che plaudere a questa misura. Tra sessanta giorni controllerò se questa promessa verrà mantenuta, senza però dare solamente un giudizio binario "Sì/No" ma dando una grandissima importanza al "come"... 

"Information is the oil of the 21st century, and analytics is the combustion engine,” - Peter Sondergaard

"I dati sono il petrolio del futuro e la loro analisi è il nostro motore a scoppio".

Voglio iniziare questo post così, con una citazione, una citazione semplice, una metafora che contiene molte verità. Piero Angela in uno degli ultimi libri che ho letto parlava così del petrolio..

“Il petrolio non è mai servito a niente, se non ad alimentare lucerne e a calafatare le imbarcazioni. Non è mai stato una fonte energetica. Marco Polo ne aveva parlato nel Milione come di una curiosità, dopo averlo visto durante il suo viaggio verso la Cina.
Il petrolio infatti è una “tecnologia”, non una ricchezza. È un liquido maleodorante che è oggi prezioso solo perché è diventato uno dei componenti del motore, insieme ai pistoni, al cilindro, alla batteria, alle candele ecc. Improvvisamente l’invenzione di questo nuovo modo di usarlo ha sconvolto l’economia e la politica: siccome in questo modo il petrolio si è trasformato in fonte energetica (di per sé non lo era), non solo ha fatto girare ruote di ogni tipo (dalle auto alle turbine) ma ha trasformato in potenze economiche i paesi che casualmente lo possedevano nel loro sottosuolo, scatenando colossali affari, accordi economici e strategici, investimenti stratosferici (con tangenti altrettanto stratosferiche), interventi militari, persino guerre. Tutto questo per un liquido puzzolente che non è mai servito a niente e che la tecnologia ha reso invece preziosissimo. Il prezzo del petrolio in Borsa è il risultato del software che c’è dietro, altrimenti non varrebbe niente.”
[From: Piero Angela - “A cosa serve la politica?”] 

In queste poche righe si evince la similitudine fortissima con i dati. I dati non sono un'invenzione moderna, ci sono da molti anni anche in formato elettronico! Gli OpenData rappresentano invece una battaglia moderna proprio per far arrivare i dati a tutti coloro che ne possono trarre benefici. Come il petrolio i dati devono essere "raffinati"; organizzati quindi secondo best practices scientifiche che ne garantiscano una più veloce analisi da una platea sempre più ampia.

Già, la platea, i più nei loro spot sugli OpenData se ne dimenticano...

Inizialmente, solo pochi erano convinti e credevano nei possibili impieghi e gli innumerevoli scenari che il petrolio poteva cambiare. Molti li credevano dei sognatori o addirittura dei pazzi. Erano quelli che ora chiameremo gli early adapters. Col passare del tempo alcuni risultati iniziarono ad arrivare e gli esperti interessati a questa nuova tecnologia accrebbero e così si arrivò a quella che potrebbe essere definita una milestone della storia umana: il motore a scoppio. Oggi ci sono un discreto numero di persone che sanno guidare... sono molte meno quelle che sanno costruire un motore.

Per quanto riguarda i dati siamo oggi nella stessa situazione. In generale, non sono molte le persone che sanno manipolare grandi quantità di dati in diversi formati, strutturarli in maniera scientifica, effettuare query complesse e presentare visualizzazioni utili all'utente finale. Ricordo che in questo Paese, solo il 55% della popolazione ha accesso a internet (Dati ISTAT), perché non ha la minima cultura digitale (il 26,5% considera Internet inutile e non interessante - Dati ISTAT) e infine perché non è stata istruita a capirne e apprezzarne i vantaggi.

Quei pochi che hanno le competenze necessarie e idee per creare un "motore a scoppio", talvolta sono scoraggiati dalle caratteristiche del petrolio che hanno a disposizione. Per varie fattispecie, spesso si trovano a lavorare con dei dati che sono come petrolio a cui è stata aggiunta acqua invece che applicargli i giusti processi per fargli guadagnare ottani.


La materia prima, i dati grezzi, devono essere di qualità, non devono essere aggregati, non devono riferirsi a decadi fa, a meno che non facciano parte di uno storico (raro come i diamanti), non devono essere ridondanti e non devono essere inconsistenti. Devono essere in formato aperto, ridistribuibile e facilmente analizzabile da un calcolatore. Un file pdf per capirci è quanto di più scomodo si possa trovare in mano uno sviluppatore, seppur forse la via più veloce per la PA per condividere informazioni. Ebbene questa modalità, pur rientrando in una definizione larga di OpenData, va contro lo spirito vero che promuove l'analisi, il riuso del dato aggregandolo con altri per produrre così informazioni.

Ancora una volta la situazione è simile a quella del petrolio. Servono ingegneri, informatici, interface designers e molti altri professionisti per costruire uno o meglio molti "motori a scoppio", ossia applicazioni di indubbia utilità per gli utenti. Non è ancora finita, come con le automobili, bisogna che gli utenti imparino a guidarle. Tutto questo non avviene dall'oggi al domani, ecco perché anche la cultura digitale deve essere spinta con provvedimenti dall'alto che mirino alla formazione del cittadino (l'agenda digitale dovrebbe andare anche in questo senso). Serve anche cultura del dato; i dati grezzi e le informazioni derivanti devono essere ben documentate e presentate per quello che sono, non manipolate per creare disinformazione e quindi vanificare il lavoro fatto a monte per portarle alla luce (un'esempio che propongo è la disinformazione fatta con LE STIME - non i dati - sul tasso di disoccupazione).

Infine, bisogna ricordare che, come il petrolio, i dati sono nelle mani di pochi: dei governi, dei colossi dell'informatica, delle banche e delle multinazionali. Ma a differenza del petrolio, i dati sono anche nelle mani di tutti noi! Non esito a definire sorprendenti alcuni servizi che derivano da dati generati principalmente da utenti che senza alcun compenso hanno inserito il significato, parola dopo parola di milioni di termini su Wikipedia oppure marcato strade, piazze, palazzi e molto più di quanto possiate immaginare su OpenStreetMap. Tuttociò fa pensare a quanto sarebbe possibile realizzare se la collettività avesse accesso alle grandi quantità di dati, già raccolti e che non vengono condivisi. Molti possono non esserne consapevoli, ma negli ultimi anni vi è stata una data explosion che ha portato a produrre in un lasso di tempo molto breve l'ammontare di dati prodotto nella storia umana precedente! Oggigiorno si raccolgono dati su ogni fattispecie immaginabile, dall'economia alla mobilità di persone e merci sulle strade, nei centri commerciali, nel web... dati sui fenomeni meteorologici, naturali e climatici... dati sulla salute, sulle sperimentazioni e sulle cure mediche e molti altri aspetti che potrebbero essere per noi perfino inimmaginabili! Le possibilità offerte potrebbero essere quasi senza fine...



Le barriere rimangono però moltissime, ed è su queste che bisogna lavorare, in primis sulla cultura digitale e del dato, che prima ancora di essere condiviso deve essere di qualità.

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