lunedì 24 marzo 2014

Perché il principale canale di informazione si sta trasformando in canale di intrattenimento

Pochi giorni fa ho terminato di leggere un libro di Piero Angela molto interessante: "A cosa serve la politica?". Nel percorso che il famoso presentatore di Superquark compie nel suo elaborato analizza particolari aspetti che caratterizzano la nostra nazione e li mette in relazione con la politica. In uno degli ultimi capitoli si sofferma sul mezzo di comunicazione che forse più gli è caro, la televisione.

“Spesso si dice che la televisione perde telespettatori, e che ormai tutto si sta spostando su Internet, sul web. A guardare i dati non sembra. Questo è certamente vero per i giovani, ma non sempre (del resto anche su Internet si vedono i programmi televisivi, e questo ascolto non è rilevato). I dati dicono, in realtà, che gli ascolti sono aumentati. Negli ultimi 5 anni la platea televisiva è aumentata del 6 per cento, sfiorando la media di 10 milioni di spettatori nelle 24 ore (naturalmente con punte molto elevate nella prima serata, mediamente di oltre 25 milioni). [...] “il “consumo” medio pro capite è ora di circa 4 ore e 6 minuti al giorno! “È una dose molto elevata, a pensarci bene: tenendo conto che l’ascolto si estende non solo al sabato e alla domenica, ma anche nel periodo estivo e nelle feste comandate, le ore totali annue ammontano a circa 1.500 (in realtà sono circa 2.000 se si escludono le persone che non guardano mai la TV). Le ore passate a scuola da uno studente nel corso dell’anno sono circa 800-1000. Ma lo studente a un certo punto finisce gli studi, mentre il telespettatore guarda il teleschermo per tutta la vita.”

Personalmente abbasso la media; sono un giovane appassionato delle nuove tecnologie e quindi tendo ad utilizzare altri strumenti per informarmi. Leggo quotidiani online, blog di personaggi esperti in particolari materie alle quali sono interessato, seguo personaggi che ritengo degni di nota nel panorama nazionale e internazionale su Twitter e consulto i contenuti che loro condividono, filtrando così nuove fonti di informazione in base ai miei interessi. Questi solo per citare alcuni dei canali d'informazione che utilizzo maggiormente.

Non rappresento però un'eccezione; sono anch'io, in piccola parte, un telespettatore. Gli unici programmi che seguo sono quelli di attualità e i telegiornali, spesso grazie a servizi di streaming su internet. Ogni giorno che passa noto una continua mancanza nel culto dell'informazione o meglio nella comunicazione dei dati. Nel suo libro Piero Angela fa riferimento a quanto negli ultimi anni la televisione in Italia sia divenuta schiava dell'audience. Ciò che importa non è informare il cittadino o accrescere il bagaglio culturale dei telespettatori, ma fare share.

“Le due voci principali del bilancio Rai sono rappresentate dall’abbonamento (attualmente evaso al 27 per cento, senza che nulla venga fatto dal governo per evitare questa evasione di massa) e dalla pubblicità. Il dato clamoroso, che bisognerebbe sempre tener presente quando si parla di programmi televisivi, è che “un” solo punto in meno di share (cioè di percentuale d’ascolto) globale annuo significa per l’azienda una perdita di quasi 25 milioni di euro in introiti pubblicitari! Un solo punto: una perdita equivalente a 50 miliardi di vecchie lire... È evidente che, in queste condizioni, per far quadrare i bilanci, attraverso sufficienti entrate pubblicitarie, occorre ottenere buoni ascolti. Ma per “fare audience” bisogna trasmettere soprattutto programmi popolari di intrattenimento oppure programmi in cui si litiga (il litigio, o lo scontro verbale è una delle cose che funzionano meglio), perché non è facile fare ascolti con programmi culturali o di conoscenza."

Ieri sera ho seguito, mentre preparavo materiale per la mia tesi, la trasmissione "Piazza Pulita" diretta da Corrado Formigli su La7. La puntata è stata un'ottima dimostrazione empirica delle parole di Piero Angela. I temi che la trasmissione cercava di affrontare erano sicuramente importanti e interessanti, dallo stipendio dei manager pubblici alle voci di taglio della spendig review proposta dal commissario Cottarelli, purtroppo l'output del dibattito è stato per l'appunto intrattenimento, non informazione.

Molto spesso i dibattiti televisivi si risolvano in battibecchi tra avversari politici, ciò potrebbe anche essere parte interessante di un contraddittorio che aiuta il cittadino a farsi un'opinione politica, ma in realtà così non è. Nel corso di una puntata di oltre due ore effettive i presenti snocciolavano dati e informazioni di ogni genere, dando così l'impressione al cittadino di conoscere la materia di cui parlavano e orientando così le preferenze politiche dei telespettatori. Ebbene, tutti possono sbagliare, ma quando gli sbagli vanno sempre nella direzione che supporta la tesi esposta dal politico / dirigente / sindacalista di turno a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina.

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, ieri affermava "12 anni fa eravamo la quarta potenza mondiale", postando tale affermazione su Twitter pochi minuti dopo. Non contento lo ha pure caricato sul suo profilo Youtube "12 anni fa senza euro Italia quarta potenza mondiale, adesso siamo schiavi dei vincoli europei".




I casi non sono pochi, alcuni sono eclatanti, e molto spesso non vengono segnalati né dal conduttore né da altri ospiti presenti, se codeste affermazioni non sono in contrasto con tesi di loro interesse. Inoltre, spesso e volentieri vengono presentati temi in maniera fuorviante a seconda del messaggio che si vuol far passare. Un punto della spending review di Cottarelli riguardava i tagli agli apparati di polizia. Il tema della sicurezza in Italia va sicuramente affrontato, ed è giusto battersi per un sistema che garantisca una migliore protezione per tutti i cittadini contro reati e illeciti di qualsiasi natura. Nella puntata hanno intervistato coloro che soffrono in prima persona della mancanza di sicurezza, che hanno subito rapine e altri che ravvisavano preoccupazioni a riguardo di effrazioni che potrebbero verificarsi nuovamente. Hanno poi intervistato i poliziotti che chiaramente denunciano il taglio di personale e la sempre maggiore mancanza di risorse per fare il lavoro che potrebbero perdere per via dei tagli stessi. Ciò che non è stato fatto vedere sono i dati EUROSTAT mostrati da Cottarelli a riguardo di tale punto, ossia il numero di poliziotti presenti negli stati europei. In Italia sono il 56,3% in più che in Germania e il 49,3% in più che in Francia. Significa che a parità di popolazione se in Germania e in Francia si sono due poliziotti, in Italia ce ne sono tre.



Chiaramente, una sfuriata di Sgarbi e i richiami a un'Italia quarta potenza mondiale, così come le spinte populiste su temi importanti come quello della sicurezza, fanno audience. La domanda che tutti noi dovremmo farci però è un'altra: creano informazione? Sarebbe congruo, avere dei resoconti delle affermazioni fatte dai vari ospiti all'inizio di ogni puntata successiva, un fact checking sulle dichiarazioni che riguardano dati e citazioni in modo da sensibilizzare coloro che partecipano ai talk show dall'astenersi dal fare intrattenimento (a scopo elettorale) ed aiutare le trasmissioni televisive a fare informazione, anche a discapito dell'audience.  

Lungi dal dire che tutti gli ospiti delle trasmissioni che trattano attualità, così come le trasmissioni stesse siano uguali, uno strumento che aiuti a favorire la vera informazione ad emergere, grazie alle tecnologie odierne dovrebbe essere implementato e adottato dalla televisione.

L'informazione sfuocata ("Fuzzy info").



Nessun commento:

Posta un commento